Un videogioco contro la depressione: il lavoro di un team di scienziati

Il software è in grado di analizzare la voce, lo sguardo e le microespressioni dell'utente e offrire una rapida diagnosi di depressione.
Un videogioco contro la depressione: il lavoro di un team di scienziati

Una piattaforma chiamata Thymia è il nuovo progetto ideato da un team di scienziati che è in grado di utilizzare la tecnologia di intelligenza artificiale per diagnosticare, monitorare e persino curare la depressione. L’obiettivo del videogioco terapeutico è quello di rendere questa e altre condizioni di salute mentale misurabile quanto i disturbi fisici.

Come funziona Thymia, il videogioco che prova a curare la depressione

La dottoressa Emilia Molimpakis, CEO e co-fondatrice del progetto Thymia, spiega:

Thymia è il primo sistema che offre obiettività e utilizza diversi tipi di dati per creare un modello di misura della depressione davvero accurato e robusto“.

Il videogioco richiede al paziente di giocare a piccoli e semplici esperimenti videoludici realizzati su base neuropsicologica e progettati per misurare la presenza di eventuali segnali depressivi. Nel corso della sessione ludica, il software è infatti capace di analizzare la voce, lo sguardo e le microespressioni dell’utente, a cui si combinano dati come i tempi di reazione, la memoria e i tassi di errore.

Grazie alla combinazione di queste informazioni si riescono a rilevare dei modelli indicativi di depressione che possono fornire rapidamente una diagnosi. Progettato per funzionare sul lungo termine, il software può essere utilizzato dai pazienti tra un appuntamento e l’altro, in modo da identificare se il trattamento risulta efficace nel tempo.

Thymia videogioco depressione

Thymia ha finora raccolto i dati da oltre 2000 persone con una depressione già diagnosticata e individui sani così da poter addestrare il suo modello di intelligenza artificiale: l’obiettivo è arrivare a degli studi clinici che inizieranno entro la fine dell’anno.

Se da una parte c’è entusiasmo, dall’altro c’è chi preferisce andare con i piedi di piombo e afferma che la radice del problema deve comunque essere l’obiettivo principale.

È corretto affermare che non siamo molto bravi a raccogliere, comprendere o supportare le persone che si sentono depresse. Semplicemente non sono sicura che questa sia la risposta. Una rapida lista di controllo non ti dirà molto, ma nemmeno sedersi davanti a un videogioco di qualche tipo che analizza il tuo sguardo. In realtà, penso che come psicologa ciò di cui abbiamo bisogno è scoprire più a fondo i motivi per cui le persone si sentono come sono.

Ha commentato la dottoressa Lucy Johnstone, psicologa clinica consulente, ai microfoni di Sky News.

Ciò che speriamo di ottenere è aiutare i medici a ottenere la diagnosi giusta molto più velocemente: attualmente ci vogliono anni che vogliamo ridurre a settimane. Inoltre, vogliamo supportarli nel trovare il trattamento giusto per ogni singolo paziente“.

Ha d’altra parte spiegato la dottoressa Molimpakis, che ha guidato il progetto.

Fonte: Sky News

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