No, certamente Samsung Galaxy Note 9 non è il primo device ad essere dotato di sistema di raffreddamento a liquido dedicato . Tuttavia, il nome (Water Carbon Cooling System) ha incuriosito parecchio addetti ai lavori e non. Ora che le prime unità del phablet sono state consegnate, i più esperti hanno iniziato a smontarle per capire esattamente come funzionasse il sistema. Tuttavia, la verità assoluta arriva direttamente da Samsung attraverso una nota ufficiale.
Un mix che sfrutta le proprietà del raffreddamento a liquido e quelle della fibra di carbonio
Il nome non è stato dato tanto per far scena. Acqua a (fibra di) Carbonio sono realmente coinvolti nel raffreddamento del phablet con il pennino. La prima parte del sistema utilizzato su Galaxy Note 9 è ormai già vista e conosciuta. Il liquido raccoglie il calore in eccesso trasformandosi in vapore acqueo. Successivamente questo transita attraverso un condotto in rame e ritorna al suo posto, in forma liquida, una volta raffreddatosi.
La seconda parte, come spiegato dal “Note Tech Lab” è la vera novità e sfrutta proprio la fibra di carbonio.
Fibra di carbonio meglio del silicone per dissipare il calore
Secondo Samsung, la fibra di carbonio raccoglie il calore 9 volte meglio del silicone. Per questo motivo è stata sistemata sopra il processore per aiutare lo scambio termico con i condotti in rame.
A depistare i tecnici che hanno smontato, curiosi di sapere di più sul “Water Carbon Cooling System” è proprio la posizione della fibra di carbonio e le sue dimensioni. Non è facile vederla ad occhio nudo, per questo molti hanno accusato l’azienda di non aver utilizzato per niente il Carbonio per realizzare il sistema di raffreddamento di Samsung Galaxy Note 9.
Con la sua spiegazione ufficiale il gigante sud coreano spera di chiarire una volta per tutte eventuali dubbi su Note 9 e – soprattutto – salvare dalla “vivisezione” migliaia di unità del phablet che potrebbero essere accidentalmente rotte durante i vari test.