Xiaomi ha recentemente pubblicato un nuovo video promozionale per il lancio della sua nuovissima serie Redmi Note 9 in Giappone. Un video che vorrebbe mettere in bella mostra le capacità di ricarica estremamente rapide del nuovo smartphone (30 W), sfortunatamente però la società ha avuto la cattiva idea di descrivere questa caratteristica paragonandola ad un’esplosione nucleare.
Una scelta di cattivo gusto, che ha scatenato non poche polemiche su web e non, tanto che ora Xiaomi Giappone ha deciso di porre le proprie scuse ufficiali e lo ha fatto utilizzando i social, in particolare tramite Twitter.
Il video promozionale del Redmi Note 9
L’intento con cui Xiaomi hai realizzato questo video promozionale del nuovo Redmi Note 9 era in realtà di presentare le sue caratteristiche peculiari (il Dot Display, lo Slo-Selfie, la ricarica rapida a 30W e così via) in maniera simpatica e divertente, con molti frame in stile cartoon. Il punto che ha sollevato le polemiche riguarda l’inquadratura di un quartiere tipico giapponese, Asakusa, alla quale segue un’esplosione nucleare e la scritta “fast charge“.
Prima di questa scena si vede un uomo grasso, o meglio “gonfiato”. Ebbene, la bomba nucleare che fu lanciata su Nagasaki, in Giappone, durante la seconda guerra mondiale, fu chiamata in codice proprio “uomo grasso” (“fat man“) .
Insomma, a prescindere dalle intenzioni con cui Xiaomi ha pubblicato questo video promozionali, in esso ci sono chiaramente dei richiami al terribile evento del passato. Un riferimento difficile da accettare per gli utenti giapponesi e non solo.
Xiaomi ha quindi rimosso il video da Twitter (ma non dall’intera rete) pubblicando delle scuse ufficiali, nelle quali si legge:
Quest’ultima promozione per il mercato estero conteneva contenuti sconsiderati e il video è stato rimosso. Xiaomi rispetta gli utenti e le culture di tutto il mondo e sarà più vicina ai propri utenti nella produzione di nuovi prodotti che li promuovono. Faremo tutto il possibile per evitare che un fatto simile accada di nuovo in futuro.
