Il South China Morning Post sgancia la bomba: in Cina non vengono approvati nuovi videogiochi addirittura da luglio 2021.
La National Press and Publication Administration (NPPA), come scrive il quotidiano statale Securities Dayle, ha congelato di fatto l’emissione di licenze per la pubblicazione di nuovi giochi sul mercato cinese: per questo motivo, circa 14.000 studi collegati all’industria, compresi quelli coinvolti nel publishing e nel merchandising, sono falliti.
Perché non vengono approvati nuovi videogiochi in Cina? Il quadro della situazione
Nei periodi di normalità, la NPPA approva dagli 80 ai 100 giochi al mese: si capisce bene che il blocco che perdura ormai da circa sei mesi sta danneggiando una parte dell’industria cinese. Quello della Cina è un mercato immenso, ma anche complicato, e questo periodo di incertezza ha portato a licenziamenti di massa e, come abbiamo visto, alla chiusura di piccole aziende.
Quest’ultimo aspetto è importante sottolinearlo, perché la situazione non sembra coinvolgere i colossi locali, come Tencent, che continuano ad espandersi anche in occidente. Addirittura, la compagnia prevede di aprire un nuovo studio a Singapore, che si aggiungerebbe alle altre sedi estere presenti a Montreal, Seattle e Los Angeles.
Perché si è giunti a questa sospensione? Non ci sono purtroppo risposte ufficiali in questo senso, ma la battaglia del governo cinese nei confronti dei videogiochi è cosa ormai nota.
A marzo 2021, il presidente Xi Jinping aveva espresso le sue preoccupazioni circa l’impatto che potessero avere i prodotti videoludici nei confronti dei giovani. In agosto è letteralmente partita una campagna di diffamazione contro l’industria da parte dei media locali legati al governo, che hanno definito i videogiochi “oppio spirituale” e alla stregua di droghe elettroniche.
A settembre, infine, sono entrate in vigore delle restrizioni che limitano il gioco online. Sebbene non fossero legge e sono state facilmente aggirate, si teme che la loro presenza, combinate con le dichiarazioni governative, abbiano poi portato alla sospensione dell’operato di NPPA, la più lunga dal 2018. Ma a pagarne il prezzo, come al solito, sono i piccoli sviluppatori e si teme che le cose possano peggiorare nel 2022.