Huawei vuole tornare in pista e sfida la FCC

Secondo quanto si apprende in rete, sembra che Huawei voglia fare di tutto per tornare in pista ed è pronta a sfidare la FCC statunitense.
Huawei vuole tornare in pista e sfida la FCC

Huawei ha appena chiesto ai tribunali statunitensi di ribaltare la sua posizione; per chi non lo sapesse, l’ente FCC aveva designato il brand come azienda che minacciava alla sicurezza nazionale americana. Ovviamente, il capo della compagnia ha sempre negato tutto ciò e adesso, per far valere i suoi diritti, ha deciso di intentare cause legali contro l’Americana, una dopo l’altra.

Huawei fa causa al Governo USA, di nuovo

Di fatto, il colosso di Ren Zhengfei ha appena comunicato di aver sfidato (nuovamente) il governo degli Stati Uniti. Questa volta la società ha deciso di contrastare la sentenza della FCC (Federal Communications Commission) statunitense che ha designato l’azienda come una minaccia alla sicurezza nazionale.

Secondo un rapporto di ZDNet, il gigante tecnologico cinese ha affermato nella denuncia che la designazione di sicurezza nazionale potrebbe influire anche sui suoi interessi finanziari dell’industria delle telecomunicazioni. Inoltre, la FCC aveva designato l’azienda come un rischio per la Nazione, insieme al marchio ZTE. Questo ha impedito agli operatori di telefonia mobile con sede negli Stati Uniti di acquistare apparecchiature o servizi da entrambi i marchi cinesi.

Non di meno, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva anche firmato una legislazione che vietava alle società statunitensi di utilizzare fondi federali per acquistare attrezzature da società che hanno la designazione di minaccia alla sicurezza nazionale. A tal proposito, l’America, ha dovuto perfino istituire un programma di rimborso di 1 miliardo di dollari USA per aiutare i provider più piccoli a sostenere i costi relativi alla sostituzione delle apparecchiature fornite da Huawei e ZTE.

Oltre alla FCC, il produttore di smartphone ha anche intentato una causa contro l’agenzia sostenendo di aver applicato – in maniera anti-costituzionale – il divieto. Tuttavia, questo è stato respinto lo scorso febbraio sulla base del fatto che il Congresso aveva il diritto di far rispettare il ban. Immediatamente dopo, il gigante della tecnologia cinese ha avviato un ulteriore azione legale chiedendo l’annullamento della legge che ha imposto il divieto: al momento è all’esame dei tribunali.

Come vedete, la vicenda è alquanto complessa e ingarbugliata. Come andrà a finire?

Fonte: ZDNet

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